Domenica, 18 Gennaio 2009 13:49

Stereotipi dell’ignoranza

Scritto da  Gerardo

Se i comunisti mangiano i bambini, i rom li rapiscono. Nel seguito pubblichiamo una breve nota informativa, ricevuta da Domenico Pizzuti, sulla recente condanna della quindicenne rom accusata del rapimento di una neonata a Ponticelli.
Nella realtà, sono centinaia i neonati rom che vengono dati in affidamento a famiglie italiane, dopo procedure che, almeno dal punto di vista della mediazione linguistica e culturale, lasciano alquanto a desiderare (ma solerti infermieri/e a volte scambiano volentieri una procedura corretta per “il bene” del nuovo venuto). Nonostante ciò – o forse proprio per questo – le accuse si ribaltano, fino a far nascere e a consolidare veri e autentici – e dannosissimi – luoghi comuni.

GRAVE CONDANNA PER LA QUINDICENNE ROM ACCUSATA DI RAPIMENTO DI UN NEONATO
di Domenico Pizzuti

Nel bel mezzo del Convegno di studio “I Figli del vento” Rom e Sinti in Italia tra cultura, diritti, esclusione, promosso dall’Ufficio Diocesano Migrantes Napoli e dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli nella severa Aula della Biblioteca storica “Alfredo De Marsico” a Castel Capuano, è caduta la notizia della grave condanna (3 anni e 8 mesi) inflitta dal Tribunale per i Minorenni di Napoli a carico di A.V. la quindicenne rom accusata dalla madre di aver tentato di rubare una neonata a Ponticelli nel maggio scorso. Avvenimento che scatenò un autentico pogrom contro i campi rom abitati da romeni costretti a fuggire. Il Tribunale ha condannato la quindicenne A.V. per sequestro di persona con l’aggravante della minore difesa perché la madre si trovava in un’altra stanza e non ha concesso nessun beneficio di legge sulla base della circostanza che la minore – che si è sempre dichiarata innocente – risulta a sua volta abbandonata, perché i familiari sono a loro volta scappati a seguito delle devastazioni del campo rom di Ponticelli.

Dall’Avv. Christian Valle dell’Opera Nomadi sono state messe in evidenza preoccupanti contraddizioni del processo: “Sono stati mortificati diritti fondamentali, come la traduzione degli atti nella lingua conosciuta dalla minore, nonostante le dichiarazioni della mediatrice culturale che segue la minore secondo la quale la piccola rom al momento dell’arresto non comprendeva in alcun modo la lingua italiana. Ogni richiesta della difesa è stata sistematicamente respinta, perfino l’ammissione al gratuito patrocinio”.

Già prima nel suo intervento “La normativa migratoria tra divieto ed integrazione”, l’Avv. Arturo Frojo attraverso recenti disposizioni – come il reato di immigrazione clandestina – aveva messo in rilievo la tendenza repressiva più che integrativa da parte della normativa vigente per sanzioni aggravate nei confronti di atti degli immigrati.

In conclusione del Convegno don Federico Schiavon, Direttore Nazionale Fondazione “Migrantes”, che vive in un campo rom nel Nord-Est, ha fatto presente che secondo un recente studio dell’Università di Verona “La zingara rapitrice” in Italia negli ultimi venti anni ci sono state quaranta accuse di rapimento da parte di madri italiane contro donne rom e tutte si sono rivelate infondate. Di queste accuse solo sette hanno dato luogo ad un procedimento penale e mai c’è stata una condanna per sequestro di persona. Le accuse rientrano in uno schema preciso secondo il quale, in base al consolidato stereotipo “i rom rubano i bambini”, l’accusatrice è sempre anche l’unica testimone, è una giovane madre di un primo figlio di pochi mesi ed è la madre coraggio che riesce a sventare il sequestro del proprio bambino. Il sacerdote ha anche aggiunto che nello stesso periodo di tempo sono stati dati in affido 200 bambini rom a famiglie italiane, in contraddizione della normativa europea. In tal modo le parti sono capovolte!

In attesa di conoscere le motivazioni depositate della sentenza, nel clima poco favorevole a immigrati e rom non ci si può sottrarre all’impressione di un atto di carattere dimostrativo che non onora la civiltà giuridica del nostro paese e della nostra città e su cui aprire una discussione al di fuori della sede dei Colli Aminei.

Napoli 15 gennaio 2009
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